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I Sottodomini

Qual è la differenza fra un sottodominio e una sottodirectory?

Una sottodirectory appare così: http://www.nomesito.com/rastrelli.html

Un sottodominio appare così: http://rastrelli.nomesito.com

E’ evidente che un sito che abbia più di una pagina deve avere, oltre alla home page, delle sottodirectory o dei sottodomini in cui inserire il contenuto delle proprie pagine.


Cercheremo di dimostrare che scegliere i sottodomini invece delle sottodirectory è una soluzione migliore e non solo per motivi di ottimizzazione e indicizzazione di un sito.

 

I sottodomini vengono 'visti' prima

E’ nota l’importanza di avere, nell'URL del sito, delle parole-chiave attinenti con il contenuto della pagina. Questa premessa è a monte rispetto a qualsiasi considerazione in merito ai sottodomini e alle sottodirectory. Le pagine di un sito possono essere nominate in qualsiasi maniera, anche con un semplice numero o con un codice, ma si tratta senza dubbio di uno 'spreco' di possibilità, sia in termini di indicizzazione del sito nei motori di ricerca e nelle directory, sia in termini di 'appeal' nei confronti dei navigatori. Se amministrate un market place che offre al pubblico diverse tipologie di prodotti, siete certamente avvantaggiato a inserire il nome del prodotto nell'URL stesso. La cartella del mio sito che vende rastrelli potrà essere per esempio chiamata http://www.momesito.com/1.html, oppure http://www.nomesito.com/847298242.php, ma senza dubbio è meglio inserire il termine “rastrelli” all'interno dell'URL stesso e questo per due motivi:

In primis,  perché i principali motori di ricerca danno un peso alle keyword o keyphrase contenute in un URL: se un URL contiene la keyword che è anche presente nel title e ha una buona keyword density nel corpo della pagina, allora il sito sarà considerato più attinente a quella keyword stessa e potrà essere meglio indicizzato nelle SERP (Search Engine Result Pages). Dobbiamo inoltre considerare anche il fattore 'umano'; un navigatore spesso clicca un risultato di ricerca senza nemmeno leggere l'URL, questo è vero, ma molto spesso l'URL viene letto e chiunque è più propenso a cliccare un URL che contiene la keyword o la keyphrase che interessa piuttosto che un codice o un numero anonimo e privo di significato (che inoltre dà un’idea di ‘meccanicità’ del sito stesso..


Anche in ragione di questa considerazione, possiamo già dire che i sottodomini sono migliori delle sottodirectory. Poniamo che io stia cercando su un motore di ricerca (o una directory) un sito che vende rastrelli. L'URL che contiene la keyword rastrelli all'inizio dell'URL sarà preferito a un dominio che la contiene alla fine

       http://rastrelli.nomesito.com

       http://www.nomesito.com/rastrelli.html

Potete voi stessi verificarlo. Nel primo URL, la keyword “rastrelli” è visibile immediatamente. Nel secondo caso invece bisogna leggere tutto l'URL per ritrovare la keyword che ci interessa. Dal momento che i tempi di navigazione delle pagine sono molto rapidi e che in occidente la lettura di una serie di parole avviene da sinistra a destra, è evidente che -  tatticamente e strategicamente-  è meglio inserire la keyword che ci interessa all'inizio del nome a dominio.


C'è poi un altro motivo che spinge un navigatore, più o meno esperto, a dare maggiore rilievo a un URL in cui la sottocartella sia inserita in un sottodominio piuttosto che in una sottodirectory.
Torniamo all'esempio dell'utente che sta cercando un sito che vende rastrelli on-line.


E’ evidente che il sito migliore in assoluto sarebbe questo:

       http://www.rastrelli.com

Poniamo però il caso che questo dominio sia stato già stato acquisito da altri (magari un nostro concorrente). Qual è il dominio che più si avvicina, cioè che è più simile a quello succitato? Senza dubbio è http://rastrelli.nomesito.com e non http://www.nomedelsito.com/rastrelli.html.


All'occhio umano, il sottodominio 'contiene' la keyword in oggetto ("rastrelli"), molto più coerentemente, molto più efficacemente che nel secondo caso; in sostanza, è come se la parola-chiave 'facesse' parte del dominio stesso (cosa vera anche tecnicamente) e non fosse una sua 'appendice', come invece accade nella sottodirectory.

Veniamo ora ai motori di ricerca e chiediamoci: "I motori di ricerca danno lo stesso 'peso' a un sottodominio rispetto a una sottodirectory?" La risposta è "No".

Un sottodominio è infatti considerato un URL indipendente dal suo dominio di secondo livello, mentre lo stesso non può dirsi della sottodirectory, che è considerata semplicemente una 'pagina' del sito e ha quindi un 'peso' inferiore.

Per questo motivo, mentre sottoporre dieci sottodirectory dello stesso URL all'attenzione di un motore di ricerca può essere considerato spamdexing (ovverosia un tentativo di essere indicizzati 'oltre' ciò che è considerato giusto dal search engine), è considerato lecito sottoporre dieci sottodomini. E’ ovvio che i sottodomini debbono avere ciascuno un contenuto radicalmente differente dall'altro e dalla home page che li sottende. Il contenuto di http://rastrelli.nomesito.com dovrà quindi essere differente da http://fiori.nomesito.com.

Anche le directory, una volta verificata la differenza di contenuto, saranno più disposte ad accettare i sottodomini come URL indipendenti rispetto all'URL principale, mentre non considereranno mai indipendente una sottodirectory.

 

La facilità di memorizzazione dei sottodomini

Spesso le sottodirectory sono più difficili da ricordare dei sottodomini. Anche nel caso in cui la sottodirectory contenga solo la keyword che ci interessa ("rastrelli") e non sia 'confusa' fra codici, numeri, punti di domanda, etc. (come spessissimo accade soprattutto nelle pagine dinamiche), è evidente che le sottodirectory hanno un difetto che non hanno i sottodomini e cioè la difficoltà di fare ricordare l'estensione delle pagine. Mentre un sottodominio ha l'estensione dell'URL principale, una sottodirectory deve avere un'estensione specifica. Le estensioni, come ben sapete, possono essere molte: .html, .htm., .php, .asp, .perl, .jsp, etc. Quante volte abbiamo scritto un indirizzo web pensando che la sottodirectory aveva un estensione .html, mentre era .php...

Utilità dei sottodomini nei siti multilingue

Poniamo poi il caso che amministriate da anni il sito www.nomesito.com e che decidiate di estenderne l’attività  anche in altre nazioni oltre a quella originaria (l’Italia). Se non utilizzate un sistema di IP country filtering, non di facilissima attuazione e comunque costoso, dovrete attivare un nome a dominio per ogni singola nazione (e lingua) di riferimento; il sito francese si chiamerà www.nomesito.fr, il sito tedesco www.nomesito.de, il sito inglese www.nomesito.co.uk e così via. Ma poniamo che questi nomi a dominio non siano più liberi o che non siano più liberi anche solo uno o solo alcuni di questi nomi a dominio. Che fare? La risposta è semplice: creare dei sottodomini in cui l’estensione sia posta all’inizio dell’URL. Il sito francese si chiamerà dunque http://fr.nomedelsito.com, quello tedesco si chiamerà http://de.nomedelsito.com e così via. Utilizzando semplicemente dei sottodomini, si aggira l’ostacolo rappresentato dall'impossibilità di comprare dei country domain perché già utilizzati; tenete inoltre conto del fatto che normalmente le estensioni nazionali (.fr, .de, .co.uk, co.jp etc) non possono essere comprate da cittadini o società che non risiedono in quello Stato. Con i sottodomini, questo problema viene cancellato, oltre a evitare di spendere centinaia di Euro per l’acquisto dei singoli nomi a dominio esteri.

tratto: www.webmasterpoint.org


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